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Libro SCIENZE - Gruppo base
dizionario e vocabolario
Raccoglie, in modo ordinato secondo criteri anche variabili da un'opera all'altra, le parole e le
locuzioni di un lessico (ed eventualmente anche altri elementi linguistici ad esso legati come ad
esempio prefissi, suffissi, sigle, lettere) fornendone informazioni quali il significato, l'uso,
l'etimologia, la traduzione in un'altra lingua, la pronuncia, la sillabazione, i sinonimi,
i contrari.
In questo caso (opera lessicale), il dizionario è anche chiamato vocabolario.
I termini dizionario e vocabolario possono esser usati come sinonimi, in quanto possono indicare
l'opera che raccoglie in ordine alfabetico le parole di una o più lingue.
Il termine vocabolario, rispetto a dizionario, può avere anche il significato di “patrimonio lessicale
di una lingua” o “insieme dei vocaboli propri di un certo settore o di un singolo autore”.
Il termine vocabolario si distingue da dizionario perché può anche indicare l'insieme delle parole di
una lingua o di un individuo, indipendentemente dalla loro registrazione in un repertorio, mentre
dizionario è usato solo per indicare l'opera che raccoglie il lessico stesso.
La lessicografia indica l'attività e la tecnica della raccolta e della definizione dei vocaboli
appartenenti al lessico di una lingua o di un dialetto o di un gruppo di lingue e dialetti e anche,
in particolare, l'attività che ha per oggetto la redazione di dizionari di vario tipo, sia quelli che
descrivono una lingua in un determinato momento o periodo della sua storia, sia quelli che ne
documentano l'evoluzione e la trasformazione attraverso il tempo.
La lessicologia indica invece lo studio sistematico del sistema lessicale di una o più lingue.
In Siria, nella città di Ebla, sono state trovate 15.000 tavolette d'argilla, fittamente ricoperte
di caratteri cuneiformi, tra le quali è stato individuato il più antico vocabolario del mondo.
Risalgono al secondo millennio a.C. frammenti di un vocabolario bilingue che traduceva parole
egiziane in accadico, antica lingua semitica parlata nella Mesopotamia meridionale.
L'esigenza pratica di tradurre in una lingua diversa dalla propria è all'origine delle prime
compilazioni lessicografiche: gli intensi scambi commerciali e culturali che si svolgevano nel
Vicino Oriente rendevano necessarie compilazioni nelle quali accanto ad un termine accadico veniva
segnalata la corrispondente forma sumerica.
Nel primo millennio a.C. ebbe inizio la tradizione dei vocabolari monolingue, originariamente legata
alla necessità di commentare e spiegare i testi antichi e sacri: in Egitto, India, Grecia e poi
a Roma, in margine ai testi venivano annotate le spiegazioni delle forme difficili o rare.
In particolare, in Grecia, a partire dal V secolo a.C., nacque la necessità di corredare i poemi
omerici di note di chiarimento, dette glosse, necessarie per interpretare correttamente i passi meno
comprensibili dell'Iliade e dell'Odissea.
L'abitudine a glossare, a spiegare e chiarire i punti oscuri dei testi si trasformò in seguito,
nell'età alessandrina, nella consuetudine di compilare elenchi di termini non comuni seguiti da
spiegazioni, o dal sinonimo corrispondente.
Esistono vari tipi di dizionari.
Gli studiosi hanno cercato di delinearne una tipologia complessiva, al fine d'individuare e segnalare
i tratti distintivi d'ogni realizzazione lessicografica. Ma i tentativi di costituire tipologie
generali dei dizionari si sono rivelati, però, insoddisfacenti.
Alcuni autori hanno suddiviso le opere in base ai principali elementi distintivi, o in base alle
principali contrapposizioni fra alcuni tipi di dizionari.
In particolare alcuni linguisti hanno tracciato una distinzione e una netta separazione fra i dizionari
di cose, cioè i dizionari enciclopedici, e i dizionari di parole, cioè i dizionari linguistici veri
e propri.
Il lessicografo francese Bernard Quemada ha espresso perplessità nei confronti di distinzioni di questo
genere, fondate su un numero limitato di tratti distintivi, preferendo ricorrere ad un criterio più
storico e metodologico che tipologico, basandosi sulla constatazione che non esista opera in cui non
si sovrappongano e mescolino tratti tipologici diversi.
I dizionari dei sinonimi
Registrano, per ogni lemma, i rispettivi sinonimi.
Sono detti sinonimi due o più parole che hanno sostanzialmente lo stesso significato, in quanto la
sinonimia assoluta, la perfetta uguaglianza di significato tra due o più parole, in realtà non esiste,
o è molto rara.
Non vi sono parole con una somiglianza di significato tale da poter esser usate indifferentemente
in tutte le occasioni, ma esistono parole che esprimono la medesima idea principale, ciascuna con
caratteri e sfumature particolari.
I sinonimi assoluti sono pochissimi (le preposizioni ‘tra’ e ‘fra’, gli avverbi ‘qui’ e ‘qua’, le
congiunzioni causali ‘poiché’ e ‘siccome’), ma anche in questi casi esistono delle sottili differenze
e sfumature stilistiche tra le due forme.
In questo tipo di dizionario è possibile trovare non solo i sinonimi approssimativi o parziali, ma le
parole legate da un rapporto d’equivalenza in determinati contesti e di significato contrario.
I dizionari di neologismi
Registrano le parole e le locuzioni nuovi d'una lingua, hanno lo scopo di testimoniare l'innovazione
lessicale nelle sue varie manifestazioni e riportano con ampiezza anche voci legati a momenti ed
episodi particolari, a mode e tendenze estemporanee.
Il loro capostipite è il Dizionario moderno di Alfredo Panzini (1905).
Già nel corso dell'Ottocento erano state pubblicate raccolte di parole nuove, ma si trattava d'elenchi
compilati con intenti puristi, nei quali parole e locuzioni venivano segnalate come barbarismi da
censurare.
Con la pubblicazione, a partire dal 1986, del Dizionario delle parole nuove di Cortelazzo e Cardinale,
i dizionari di neologismi iniziarono a riprodurre anche i contesti e le datazioni relativi a ogni entrata,
essenziali per poter collegare correttamente il neologismo all'ambito d'uso.
I dizionari d'ortografia e pronuncia
Si limitano a indicare la corretta grafia e pronuncia delle parole della lingua italiana.
L'EIAR (l'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) pubblicò sin dal 1939 un Prontuario di pronuncia
e di ortografia, a cura di Giulio Bertoni e Francesco A. Ugolini.
Nel 1969 è stato pubblicato dall'ERI (Edizioni RAI-Radiotelevisione italiana) il
Dizionario d'ortografia e di pronunzia (DOP), redatto da Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini
e Piero Fiorelli, poi riedito nel 1981 e di nuovo nel 2010 (con contenuto triplicato): vi sono
registrati circa 140.000 vocaboli, con l'indicazione della corretta ortografia e pronuncia.
Nel 2007 la RAI ha presentato al pubblico una nuova edizione multimediale del DOP, aggiornata e molto
accresciuta.
Intestazione, definizione, marche d'uso
L’intestazione contiene, subito dopo il lemma, il corredo d’informazioni che lo riguardano.
Queste informazioni variano a seconda dei dizionari.
Tuttavia l’intestazione è costituita dal lemma, seguito dalle indicazioni di pronuncia: la posizione
dell’accento tonico e il timbro aperto o chiuso delle vocali ‘e, o’ o la posizione dell’accento tonico
sulle vocali ‘a, i, u’, la pronuncia sorda o sonora delle consonanti ‘s, z’, la pronuncia della velare
di ‘g’ davanti a ‘li’, la pronuncia disgiunta del nesso grafico ‘sc’, ecc.
Molti dizionari riportano anche la trascrizione in Alfabeto Fonetico Internazionale e la sillabazione,
nonché le varianti del lemma.
Alle indicazioni di pronuncia seguono le indicazioni necessarie per la classificazione grammaticale del
lessema, e l’etimologia – che in molti dizionari è collocata, invece, alla fine della voce.
La definizione è il luogo in cui s'illustra il significato del lessema, se unico, o si sviluppano
e definiscono le sue varie accezioni, quando si tratti di parole polisemiche, aventi più d'un
significato.
La distinzione dei vari significati può esser articolata in più accezioni, distinte da numeri progressivi
stampati in neretto, che a loro volta possono essere suddivisi mediante lettere, sempre in neretto.
Le accezioni sono ordinate secondo un criterio cronologico, a partire da quella più antica, ma nei
dizionari dell'uso moderni si preferisce non seguire il criterio storico in modo rigido.
Tutte le parole utilizzate nelle varie accezioni delle definizioni sono a loro volta lemmatizzate.
Le definizioni dei dizionari dovrebbero esser obiettive, ma talvolta diventano il luogo nel quale
affiora l'ideologia del lessicografo.
Tuttavia, in questi casi, il lessicografo cerca di mantenere un giusto equilibrio e la volontà
di stigmatizzare abitudini ed espressioni deprecabili.
In genere le accezioni in cui sedimentano pregiudizi o stereotipi vengono segnalate con prese di
distanza.
Fraseologia e citazioni letterarie
La fraseologia è l'insieme delle espressioni proprie di una lingua, un elemento indispensabile per
integrare e render evidenti i significati e gli usi della voce.
Essa è presente, anche se in e con modalità diverse un po' in tutti i vocabolari.
Nei dizionari storici attuali la fraseologia è tratta da citazioni letterarie o da brani giornalistici,
testi scientifici, ecc.; nei dizionari dell'uso, i vari significati d'una parola sono illustrati
sia da passi d'autore, sia da esempi non d'autore, preparati dalla redazione per testimoniare
l'uso corrente della lingua, sia orale che scritta.
(wikipedia)
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Luciano Michieletto - Pagina creata il 14-01-2009, modificata il 26-05-2011
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